Una stanza qualunque, o la capanna buia d’un villaggio. Basta una lametta acquistata al mercato, un coltello affilato o solo un vetro rotto. A volte ago e filo, oppure le spine di un rovo selvatico. Le donne di casa tengono ferma la bambina, mentre un’estranea viene pagata per infliggerle un dolore che non dimenticherà mai.
Per 200 milioni di donne al mondo, il passaggio dall’infanzia all’età adulta è marchiato con il sangue di una mutilazione genitale (MGF). Dalla recisione del clitoride al raschiamento delle piccole labbra, fino alla rimozione di tutti i genitali esterni e a una stretta cucitura che lascia solo un piccolo foro per il flusso mestruale e le urine, da lacerare la prima notte di nozze. È un rito ineluttabile, in certe società, che “purifica” le donne dalla loro stessa femminilità, le sottomette nella sofferenza rendendole vergini a vita, refrattarie al piacere sessuale e dunque – questo è, in genere, il sillogismo – mogli fedeli. Una pratica tradizionale, totalmente slegata – contrariamente a quanto spesso si crede – da qualsiasi religione, che significa subalternità femminile, matrimonio precoce, abbandono scolastico delle ragazze ed esclusione delle donne dalla vita sociale ed economica, in un circolo vizioso di sottosviluppo.

Uncut è un documentario, una mostra e un webdoc che indaga in profondità il tema delle mutilazioni genitali femminili, raccontando come in tre Paesi africani – Somaliland, Kenya e Etiopia  – le donne si siano coalizzate per dire basta a questa pratica crudele, talvolta pagando a caro prezzo il coraggio di alzare la testa nelle loro società profondamente patriarcali. È una storia corale che restituisce testimonianze di dolore, di faticose battaglie per i diritti femminili e, in molti casi, di successo ed emancipazione.

Uncut è stato realizzato grazie all’Innovation in Development Reporting Grant Program dello European Journalism Centre e della Bill & Melinda Gates Foundation,  con il supporto di ActionAid e No Peace Without Justice

Media partner: Io donna, Corriere della Sera, Worldcrunch, El Paìs.

Regia: EMANUELA ZUCCALA E SIMONA GHIZZONI
Sceneggiatura: EMANUELA ZUCCALA
Fotografia: SIMONA GHIZZONI
Montaggio: ALINE HERVE
Montaggio audio e sound design: SIMONE LEITEMPERGHER
Postproduzione video e color grading : NICOLA ROMANO per  Map Studio
Produzione: Zona
Italia, 20

PREMI & FESTIVAL

Genova Film Festival (Italia), 2016 Miglior documentario

Visioni dal Mondo Film Festival, Milano (Italia), 2016 Menzione speciale della giuria, Menzione speciale della giuria giovani

L’Anello Debole, Capodarco di Fermo Premio speciale della Giuria di qualità - Sezione "Cortometraggi della realtà

Festival Internacional de Cine y Derechos humanos, Valencia (Spagna), 2017

Visioni Italiane Film Festival, Bologna (Italia), 2017

Migrant Film Festival, Lubjana (Slovenia), 2017)

Cronograf Festival, Chisinau (Moldavia),2017

XIII Human Rights Film Festival, Barcelona (Spagna), 2017